Camorra, arrestati strozzini che chiedevano il pizzo alle pizzerie napoletane

Angela Sorrentino

I problemi del sud Italia sono tanti e sono il risultato di un ritardo nello sviluppo economico che parte già da prima dell’Unità, ma ad aggravare il tutto, da troppi decenni, ci pensa la Mafia, la malavita organizzata locale che tarpa le ali a chiunque cerca di investire.

Il pizzo è una delle pratiche più diffuse e deplorevoli: chi non paga un “contributo” mensile alla malavita si vede minacciato, perseguitato, e deve temere per l’incolumità propria e della sua attività.

A Napoli la Camorra vive e prolifera con questa pratica, e a quanto pare nel mirino erano finite anche le pizzerie di Via dei Tribunali, le più famose e rinomate della città partenopee, che attirano milioni di turisti ogni anno.

Ma le forze dell’ordine continuano a combattere in prima linea e nelle scorse ore la polizia di Napoli, coordinata dalla Direzione Distrettuale Antimafia, ha eseguito un’ordinanza di custodia cautelare in carcere nei confronti di undici persone, gravemente indiziate di associazione di tipo mafioso, omicidio, detenzione e porto illegale di armi, comuni e da guerra, e ricettazione.

Nei confronti di alcuni arrestati sono emersi gravi indizi di colpevolezza in merito all’estorsione, aggravata dal metodo mafioso, a una nota pizzeria di via dei Tribunali, “Di Matteo”, recentemente bersaglio di colpi di arma da fuoco.

Alcuni degli arrestati sono affiliati al clan camorristico Sibillo, uno dei maggiori della zona, che negli ultimi anni è stato però pesantemente decimato dalle azioni delle forze dell’ordine.

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