La psoriasi è un’infiammazione cronica e recidivante della pelle, non contagiosa e non infettiva. Il meccanismo alla base della psoriasi è immunologico con il coinvolgimento di cellule di Langherans e linfociti T che producono citochine proinfiammatorie con proliferazione di cheratinociti e una riproduzione accelerata delle cellule dell’epidermide. Il turn over cellulare passa da 28 a 4 giorni.
La severità con cui si manifesta la psoriasi varia notevolmente da persona a persona, se per alcuni rappresenta solo una piccola irritazione, per altri pazienti può al contrario avere un impatto più significativo sulla qualità di vita.
Ben tre italiani su cento soffrono di psoriasi e tra questi il 30% sviluppa una patologia di entità moderata o grave. Una malattia che compromette la quotidianità del paziente con infiammazioni e dolori cronici, difficile da contrastare.
I malati però hanno ora una nuova opzione terapeutica, rimborsabile dal Ssn: Otezla* (apremilast) di Celgene indicata per la psoriasi cronica a placche, da moderata a grave, in pazienti adulti.
Il farmaco orale è una ‘piccola molecola’ che, grazie ad un meccanismo d’azione intracellulare unico, funge da inibitore orale della fosfodiesterasi 4 (PDE4), controllando i mediatori pro-infiammatori e antinfiammatori coinvolti nella psoriasi e nell’artrite psoriasica.
La sua azione mira alla “riprogrammazione delle cellule” su cui opera, e permette una nuova frontiera nel trattamento dei pazienti che presentano una patologia moderata, che spesso non possono essere trattati con altre terapie perché poco efficaci o mal sopportate.
“La somministrazione per via orale, due volte al giorno” risulta essere un’ottima base di partenza per il trattamento della malattia, che in Italia viene affrontata con efficacia soprattutto nei grandi centri. “In Veneto l’accesso alle cure è abbastanza facile anche se, come capita in altre regioni italiane, è un po’ a macchia di leopardo”, ha sottolineato Giampiero Girolomoni, direttore della Clinica dermatologica dell’università di Verona e presidente del 93esimo Congresso della Società Italiana di Dermatologia medica, chirurgica, estetica e delle Malattie Sessualmente Trasmesse (SIDeMaST).
“Nei piccoli centri periferici, infatti – spiega – i pazienti riscontrano maggiori difficoltà nel dialogo con il proprio medico di base, che spesso non è disposto ad adeguarsi all’intensità e alle particolarità della sua patologia. Apremilast può intervenire proprio in questi casi, dove la psoriasi è un problema quotidiano ma, quando moderata, non del tutto invalidante. Il farmaco – conclude l’esperto- permette infatti un trattamento rapido, che non deve essere approvato da esami o screening, e che si adatta alle esigenze del paziente senza effetti collaterali su altre patologie concomitanti a quella originaria”.
Ma questa non è l’unica cura all’avanguardia, perché molto presto potrebbe esserne disponibile una ancora più sorprendente: la pelle si libera dai segni della psoriasi entro un mese, grazie a un’iniezione che il paziente si fa da solo a casa ogni 4 settimane, e si mantiene “pulita” per 3 anni.
Questo risultato è dimostrato dallo studio “Unicover-3” sull’anticorpo monoclonale ixekizumab di Eli Lilly, presentato sempre nell’ambito del 93° Congresso nazionale della Sidemast.
Il farmaco protagonista del trial agisce sull’interleuchina 17A, fattore chiave nella psoriasi, inattivandone la capacità di accendere e far progredire la malattia.
Unicover-3, di fase clinica III, viene descritto come “il primo studio su 3 anni con un risultato di efficacia così elevato”.
Sono stati coinvolti e monitorati più di 1.300 pazienti con psoriasi a placche da moderata a grave, che “in oltre l’80% dei casi hanno ottenuto risultati più che soddisfacenti a 156 settimane rispetto agli indici Pasi 90 e Pasi 100, i ‘misuratori’ di risposta terapeutica più elevata per la psoriasi”.
Ma l’efficacia prolungata senza cali di prestazione “non è il solo dato positivo: lo studio ha evidenziato anche un elevato profilo di sicurezza, ovvero massima tollerabilità con modesti effetti collaterali, e di ‘convenienza’, mantenendo cioè i risultati promessi con una sola iniezione autosomministrabile dal paziente al proprio domicilio, visibili già dopo 2-4 settimane dal primo utilizzo rispetto alle 24 settimane di altre terapie simili”.