Ma la tecnologia è in grado veramente di aiutare l’uomo?
Il problema è in fin dei conti sempre quello. La tecnologia, specialmente negli ultimi anni, è davvero in grado di aiutare l’uomo senza creare disoccupazione?
Bertrand Russell accarezzava l’idea di una società nella quale la scienza e l’automazione avrebbero progressivamente abbattuto i tempi medi del lavoro, lasciando così spazio maggiore al tempo libero, e quindi anche all’istruzione e alla cultura.
Insomma, la demolizione del mito dell’efficientismo, della rincorsa alla produttività, della competizione spinta alle estreme conseguenze.
Tutto ciò sarebbe stato secondo lo scienziato e letterato laico, un retaggio dell’etica di Calvino, attraverso la quale l’uomo avrebbe realizzato il proprio riscatto dal senso di colpa del peccato originale.
Così come, in fondo, il lavoro, nell’etica marxista, doveva servire all’emancipazione dell’uomo dalle ingiustizie e dalle differenze di classe.
Ma la tecnologia è andata avanti, le macchine producono e si sostituiscono spesso e volentieri all’uomo, creando una sorta di disoccupazione di ritorno.
Contrariamente alla chimera “lavorare meno, lavorare tutti”, adesso assistiamo al “lavorare in meno, lavorare di più”. La scienza e la tecnologia da questo punto di vista, pur se indispensabili, non sono usate nella direzione giusta.