La scienza moderna si avvicina sempre di più a un obiettivo che fino a poco tempo fa sembrava appartenere solo alla fantasia: la ricreazione del mammut lanoso, estinto migliaia di anni fa, attraverso l’utilizzo delle cellule staminali di elefante. Questa prospettiva, che unisce la genetica, la biotecnologia e un pizzico di audacia scientifica, mira non solo a realizzare un sogno antico dell’umanità ma anche a contribuire alla biodiversità e alla comprensione della biologia delle specie estinte.
Il progetto è guidato da Colossal Biosciences, una compagnia di biotecnologie che ha annunciato un traguardo significativo nel percorso verso la de-estinzione del mammut. Utilizzando un approccio multiplo, il team di Colossal si è focalizzato sulla creazione di cellule simili alle cellule staminali embrionali partendo da elefanti, al fine di differenziarle nelle tre linee germinative necessarie per dare origine a ogni tipo cellulare nel corpo. Queste cellule, chiamate cellule staminali pluripotenti indotte (iPSC), rappresentano un passo cruciale nella creazione di un mammut in laboratorio, poiché possono essere sintetizzate artificialmente usando un insieme di fattori applicabili a qualsiasi specie.
Il percorso verso la ricreazione di un mammifero resistente al freddo, in grado di assumere il ruolo ecologico del mammut lanoso, si concentra sull’identificazione dei geni associati alle sue caratteristiche fondamentali, come la tolleranza al freddo, le zanne curve e il cranio bombato. Se riuscissero a “de-estinguere” i geni necessari per portare avanti questi tratti, i mammut potrebbero nuovamente vagare per l’Artico. Questo processo inizia con lo studio del parente vivente più vicino del mammut, l’elefante asiatico, che è geneticamente identico al 99,6%.
Tuttavia, la strada verso la de-estinzione è complessa e costellata di sfide tecniche e etiche. Sebastian Diecke, biologo specializzato in cellule staminali presso il Max Delbrück Center for Molecular Medicine, sottolinea l’importanza di dimostrare che le linee di iPSC possano crescere in modo stabile e trasformarsi in diversi tipi di tessuti, ad esempio, creando organoidi cerebrali con esse. Vincent Lynch, un genetista evoluzionista presso l’Università di Buffalo, ha affermato che la tecnologia necessaria per coltivare una cellula iPSC fino a ottenere un elefante simile a un mammut potrebbe non essere ancora pronta, ma con abbastanza tempo e risorse, dovrebbe essere possibile.
Questo progetto solleva anche domande importanti sul valore e sull’impatto della de-estinzione. Mentre alcuni scienziati e sostenitori vedono in esso un’opportunità per ristabilire l’equilibrio degli ecosistemi e per studiare specie estinte, altri sollevano preoccupazioni sull’utilizzo delle risorse e sulle potenziali conseguenze impreviste di reintrodurre specie estinte nell’ambiente moderno.
In conclusione, il tentativo di ricreare il mammut lanoso attraverso le cellule staminali di elefante rappresenta un’avventura scientifica affascinante che potrebbe aprire nuove frontiere nella biologia della conservazione e nella genetica. Sebbene il successo non sia garantito e il percorso sia pieno di incertezze, gli sforzi in corso gettano una luce nuova sulla nostra comprensione della vita sulla Terra e sulle possibilità offerte dalla biotecnologia moderna.