La BBC britannica riporta che la Striscia di Gaza ospita una complessa e estesa rete di tunnel, lunga 500 km, sviluppata nel corso di 20 anni e situata sotto la sua superficie di oltre 40 km. Israele, che affronta il gruppo palestinese Hamas, mira a colpire questa struttura sotterranea, soprannominata “metropolitana di Gaza“, in quanto sfida i vantaggi tecnologici e di intelligence delle forze israeliane, secondo l’esperta di guerre sotterranee, Daphne Richemond-Barak.
Le Forze di Difesa Israeliane (IDF) sostengono che la Striscia di Gaza operi su due livelli: la superficie, utilizzata dai civili palestinesi, e un livello sotterraneo, utilizzato da Hamas per operazioni militanti e movimenti dei suoi membri. Un portavoce dell’IDF ha sottolineato che questi tunnel non servono a proteggere i civili di Gaza, ma piuttosto a facilitare le operazioni militanti di Hamas e di altri gruppi.
Il processo di creazione dei tunnel è iniziato prima che Israele ritirasse le sue truppe nel 2005 e ha guadagnato slancio quando Hamas ha assunto il controllo della Striscia di Gaza nel 2007. In passato, quasi 2.500 tunnel sono stati utilizzati per il contrabbando di merci, carburante e armi attraverso il confine egiziano. Questa attività è diminuita dopo che Israele ha allentato alcune restrizioni nel 2010 e l’Egitto ha iniziato a inondare e distruggere i tunnel. Tuttavia, Hamas e altri gruppi militanti hanno successivamente sfruttato la rete di tunnel per organizzare attacchi contro Israele.
Richemond-Barak sottolinea che i tunnel transfrontalieri sono fondamentalmente rudimentali e focalizzati sull’invasione del territorio israeliano. Invece, i tunnel interni alla Striscia di Gaza sono costruiti con l’intenzione di essere utilizzati in modo più permanente e sostenibile. Essi offrono rifugio ai leader di Hamas, fungono da centri operativi e facilitano il trasporto, essendo dotati di servizi come elettricità e tracciati ferroviari.
Tale infrastruttura sotterranea, che si ritiene sia situata fino a 30 metri sotto la superficie, rappresenta anche una sfida per la popolazione locale, dal momento che Hamas è accusato di deviare fondi umanitari e risorse edili destinati alla popolazione per lo sviluppo della rete di tunnel.
Nonostante le avanzate barriere sotterranee con sensori di rilevamento del tunnel installate da Israele nel 2021, la costruzione di tunnel continua ad essere una minaccia, con attacchi potenzialmente fatali e devastanti lanciati attraverso di essi. Richemond-Barak osserva che, mentre i tunnel hanno rappresentato una tattica di guerra da tempi storici proprio perché è difficile prevenire la loro costruzione, non si può realisticamente sperare nell’eliminazione totale delle reti militanti.
Richemond-Barak avverte anche dei rischi insiti negli attacchi ai tunnel, come l’uso di scudi umani da parte di Hamas e la possibilità che gli ostaggi vengano utilizzati come mezzo di dissuasione contro gli attacchi israeliani. Allo stesso tempo, attacchi mirati contro i tunnel, come il crollo di edifici causato da colpi aerei, presentano sfide complesse e rischi di danni collaterali in aree densamente popolate.
Per contrastare le minacce dei tunnel, esperti come Colin Clarke del Soufan Group suggeriscono l’utilizzo di droni e veicoli senza equipaggio per esplorarli e individuare potenziali trappole prima dell’intervento delle truppe. Inoltre, l’uso di bombe anti-bunker potrebbe essere un’opzione, nonostante i rischi di causare danni significativi nelle aree circostanti, riporta la BBC.