Tv 8K potrebbero essere ritirate per il troppo consumo

Antonio Capobianco

Le nuove regole dell’UE potrebbero segnare la fine per la TV 8K.

Requisiti UE più severi per l’efficienza energetica potrebbero porre fine ai televisori 8K nitidissimi ma “affamati” di energia elettrica.

Tv 8K potrebbero essere ritirate per il troppo consumo
foto@Pixabay

Dal 1 marzo 2023 nuove norme UE per il risparmio energetico

Dal 1 marzo 2023 entrano in vigore le nuove norme dell’UE, che stabiliscono requisiti più severi per l’efficienza energetica degli schermi TV. Questo può colpire schermi con risoluzione 8K (7680 x 4320) in modo extra, secondo l’organizzazione di interesse 8K Association.

La TV 8K non soddisfa i requisiti energetici

Alcuni schermi 8K e microLED della classe alta sono stati finora esentati dalle regole, ma entro marzo del prossimo anno questa eccezione verrà rimossa, in modo che gli schermi 8K soddisfino in pratica gli stessi requisiti di efficienza energetica (EEIMax 0,90) di normali schermi 4K.

I requisiti potrebbero essere difficili da soddisfare allo stato attuale delle cose, non solo per gli schermi 8K, ma anche per alcuni schermi 4K avanzati come OLED e QD-OLED.

Uno schermo 8K ha quattro volte più pixel (7.680 x 4.320 contro 3.840 x 2.160) di uno schermo 4K e offre vantaggi come una densità di pixel (PPI) significativamente più elevata e una migliore nitidezza dell’immagine.

Ma l’8K ha anche le sue sfide: i minuscoli pixel emettono meno luce per una determinata area dello schermo.

La retroilluminazione e/o i transistor nell’image panel devono quindi essere pilotati di più per fornire la stessa luminosità di uno schermo 4K, con un conseguente consumo energetico maggiore.

Questo è qualcosa che colpisce in una certa misura sia gli schermi LCD che quelli basati su OLED“, scrive la 8K Association.

Questa è senza dubbio una cattiva notizia per i produttori di TV come Samsung, Sony, LG e TCL, che offrono un’ampia gamma di TV con risoluzione 8K.

L’organizzazione dietro il formato 8K ha quindi presentato una proposta in cui chiede all’UE di ammorbidire le normative, prima che entri in vigore dal 1 marzo del prossimo anno.

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